Storia
Fino al IX secolo d. C. non ci sono documenti che attestano l’esistenza del borgo di Candida, ma dai numerosi ritrovamenti di terracotta e di ceramica antica nelle zone che degradano verso il vallo che separa il territorio di Candida da quello di Montefalcione, si può facilmente presumere che vi fossero insediamenti di famiglie dedite alla pastorizia e alla coltivazione di quelle terre, sfruttando le acque del torrentello e i boschi circostanti che facevano parte del nemus Corilianum, così detto per la prevalenza del noccioleto selvatico. I rinvenimenti lasciano pensare che non vi fosse alcuna costruzione in laterizio, visto che gli oggetti, tuttora visibili in quelle terre, riguardano esclusivamente tegole e cocci in ceramica d'uso domestico. Un saggio di scavo in un insediamento pre-romano individuato in località Cesine fu ritrovata una bella patera del IV secolo a.C.
Il toponimo del paese è di origine classica indicando le candide e biancheggianti rocce su cui è insediata la parte più antica dell’abitato. Un’altra ipotesi, invece, fa riferimento alle denominazioni che prendevano le villæ romane, ispirandosi alle caratteristiche dell’ambiente su cui insistevano.
All’epoca dell’impero romano, il territorio ricadeva nella Civitas Abellini, iscritto alla tribù Galeria. Con la dissoluzione dell’impero romano e l’invasione dei barbari, il territorio irpino fu conquistato e devastato prima da Belisario, nel 536, e poi da Totila, nel 543; infine l’antico toutiks Hirpinus fu definitivamente sottomesso ai Bizantini.
Nel periodo longobardo, la prima notizia storica documentata di Candida risale al 1045, quando rientrava come casale nella contea di Avellino sotto il dominio dei conti Adelferio e Giovanni. In un documento rogato dal notaio Tasselgardo nel Castello di Serra, sotto i principi longobardi di Benevento Pandolfo III e suo figlio Landolfo VI, una nobildonna, Domnanda figlia di Giovanni Menao, dichiara di possedere delle terre …Super ribus de Candida. Di appena venti anni dopo, il 1065, è un altro documento di un tal Grimoaldo rogato nel Castello di Candida, dove si parla di terre … Super ribus qui dicitur Cauda, verosimilmente la zona oggi nota col nome Auri derivazione dal termine tedesco Wald, cioè bosco.
Le prime notizie documentabili del castello di Candida e del suo signore risalgono a metà del 1100. Il Catalogus Baronum, compilato tra il 1150 e il 1168 a seguito del censimento, ordinato da Ruggero II di Sicilia, dei feudi e dei feudatari del Regno, attesta che feudatario di Candida e Lapio con Arianiello era Alduino de Candida figlio di Ruggero figlio di Oldoino delle genti Lortomanne, ovvero Normanne. A causa di un duro scontro con il cancelliere, Alduino perse i feudi che furono incamerati nel demanio; nel 1186 Guido de Serpico ebbe in concessione il feudo di Lapio e Arianiello, mentre il castello di Candida fu venduto a Rogerio, fratello di Guido e figli di Trogisio de Scapito, feudatario di Trogisio de Cripta di Serpico.
Nel Catalogus Baronum è scritto:
Candida est feudum ij militum, Lapigia et arcanellum feudum ij militum… hoc tenet Guidus et Rogerius frater eius qui emerunt illud a Curia… Rogerius emit Candidam, et non emerunt nisi solum quod Alduynus de Candida tenebat in Demanio.
Candida è un feudo che dispone di 2 militi, Lapio e Arianiello è un feudo di 2 militi… Sono posseduti da Guido e Ruggiero, suo fratello, che li comprarono dalla Curia… Ruggiero compra Candida, e comprarono solo ciò che Alduino de Candida aveva in Demanio.
A metà del XII secolo Candida, notevolmente ampliata, costituiva un vero borgo raccolto intorno alla montagnola rocciosa su cui si ergeva il castello, osservatorio privilegiato per controllare gli spostamenti delle truppe nelle zone a valle. Dell'ottima posizione strategica del castello di Candida fu persuaso anche Alfonso V d'Aragona che, nella sua avanzata verso Napoli, il 16 giugno 1440 firmò un documento in nostris felicibus castris contra terram Candidae.